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La battaglia dei Comitati liguri del Levante ha portato alla decresetazione delle parti del Contratto di Servizio tra Regione Liguria e Trenitalia, illegittimamente non pubblicato. Ne è nato un ricorso al TAR, l'ennesimo che vede cittadini impegnarsi, studiare e autotassarsi, per ottenere giustizia. In questa pagina l'articolo del sito del Comitato delle 5 Terre dove potrai scaricare:

Questa è la versione secretata del Contratto di Servizio, senza allegati 3 e 5, come presente sul sito della regione. Fai click qui.

Qui puoi scaricare gli allegati 3 e 5 ricomposti anche con le pagine illeggibili successivamente reinviate dalla Dirigente.

Qui è possibile scaricare l'allegato 4, il listino prezzi.

Qui è possibile scaricare l'analisi critica del Contratto di Servizio Trenitalia - Regione Liguria - 5 Terre Express a cura di WeRicerche.

Qui è possibile scaricare le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato.

Non deve sorprendere che dopo decenni in cui associazioni e cittadini da ogni parte della regione stanno dicendo e scrivendo che il progetto di spostamento a monte della ferrovia nel Ponente è un progetto sbagliato per tutti, cittadini, utenti, pendolari, territorio, ambiente ed economia (proponendo scelte diverse e concrete su infrastrutture e servizio) a fronte di una “politica” refrattaria alla ragionevolezza si arrivi al passo di un ricorso al Presidente della Repubblica.

Cosa ha fatto questa parte della politica ligure in anni e anni in cui gli stessi fruitori del servizio dicevano che bisognava abbandonare un progetto che peggiorerà la vita degli utenti isolando i territori e invece bisogna ritornare a potenziare l’infrastruttura esistente, ricollocando i binari di incrocio, riprendere in considerazione il raddoppio in sede e potenziare - cosa possibilissima già adesso - il servizio?

Questa parte della politica ha continuato a spingere a Roma un progetto sbagliato (dicendo che che era chiesto dal territorio!) e a raccontare in un imbarazzante e trito copione di “grandi opportunità”, di “occasione storica”, di (inesistente) “alta velocità”, di “partito del no”, di “opera attesa da decenni”. Quella stessa politica che a fronte di un banale problema come un passaggio a livello non è stata in grado (o forse non ha voluto) risolvere il problema realizzando un altrettanto banale sottopasso!

E nel frattempo - come detto più volte da associazioni e comitati - il costo di questo progetto mostro è cresciuto dalla già elevatissima cifra di 1,5 miliardi ad almeno 2,15, ma probabilmente - come ammesso dallo stesso Commissario – a quasi 3 miliardi!

La Regione dovrebbe domandarsi come mai si accumulino sempre più in Liguria i ricorsi da parte di cittadini e associazioni che difendono l’ambiente e il trasporto pubblico, dal progetto di spostamento a monte al contratto di servizio ferroviario con Trenitalia 2018-2032, passando per il progetto degli assi di forza a Genova. Tutte scelte non solo sbagliate, ma in cui è mancata trasparenza verso i cittadini.

Non si è mai chiesta la Regione come mai sia sia arrivati ad una situazione in cui sono coloro che hanno a cuore ambiente e mobilità sostenibile e sono essi stessi utilizzatori del servizio a ricorrere contro le scelte sostenute dalla Regione? Nessuno dell’attuale amministrazione regionale si è fatta qualche domanda? Non è che questo sia la prova di una gestione complessivamente negativa della mobilità e dei trasporti, che è una delle competenze principali della Regione?

Quando “la politica” è sorda e cieca, o meglio una parte della politica ligure è sorda e cieca e non trasparente verso i cittadini, non rimane per cittadini e associazioni che ricorrere alla via giudiziaria.

Perché non è credibile ed accettabile che mentre ci sono spinte da parte della Regione per progetti miliardari che non hanno una giustificazione oggettiva e che non portano ad un miglioramento della vita dei cittadini, anzi la peggiorano, sia la stessa Regione che dice che mancano i soldi per servizi essenziali (non solo per il trasporto pubblico) e che mentre si narra di un futuro servizio meraviglioso - dilapidando miliardi – manchino poi le risorse per una una coppia di treni in più su una linea ferroviaria o per qualche bus in più per gli studenti e tutti gli altri utenti.

Lo Skymetro nasce sulle ceneri del progetto Skytram che è stato bocciato dal Ministero per mancanza, fondamentalmente, di uno studio trasportistico. Sorprendentemente però il Ministro ha invece approvato questo progetto, che è sì il prolungamento della metropolitana, quindi non più una nuova tipologia di mezzi, ma ne ricalca molti difetti e ne aggiunge altri.
Ma procediamo con ordine:
Lo Skytram è un fungo che spunta nell’aprile 2018 nel PUMS presentato alla Città Metropolitana. Il PUMS, un documento che pur presentando a sua volta molti elementi problematici, era il risultato di studi trasportistici di un team di esperti, personale AMT guidati da un illustre docente: Enrico Musso. Si può ancora reperire su internet la versione di gennaio 2018. Ebbene, 4 mesi dopo compaiono 2 paragrafi che descrivono la possibilità di introdurre lo Skytram (linea sopraelevata di 8 Km con 6 fermate di un mezzo di nuova tipologia e tecnologia) senza alcuno studio di tipo trasportistico o economico.
Enrico Musso deve aver fatto buon viso a cattivo gioco dal momento che lo troviamo entusiasta alla presentazione dello Skytram reperibile su Youtube. Ma questo è un problema secondario.
Il cosiddetto Skymetro eredita dal precedente progetto i seguenti difetti:
1) Il percorso è in sponda sinistra dove, superata Piazza Garassini non ci sono praticamente residenze. Le uniche fermate che servono un po' di abitanti sono Piazzale Parenzo e Piazzale Adriatico. Le altre sono abbastanza isolate, in particolare alla Sciorba. Il grosso dei residenti è in sponda destra, quindi costi alti e bassa utenza.
2) I costi di manutenzione ed esercizio saranno elevatissimi anche solo riferendoci alle stazioni, che dovranno avere ascensori, scale mobili e probabilmente le porte di banchina e questo sarà un problema per i bilanci di AMT sempre in sofferenza.
3) Una soluzione sopraelevata come questa, come del resto la monorotaia, ha le fermate molto distanti e per arrivare ai binari occorre impiegare ulteriore tempo. La velocità non sempre compensa la perdita di tempo e diventa conveniente solo il viaggio di lunga percorrenza.
4) Ha un impatto visivo insostenibile. Oggi si tende a demolire le sopraelevate perché creano situazioni di degrado (vedasi sopraelevata oltre il Porto Antico). Inoltre spariranno i marciapiedi in sponda sinistra, occupati dai piloni.
5) Le strade sottostanti saranno destinate ad essere più sporche, più buie e molto più rumorose per l'effetto dell'eco del traffico che magari non avrà neanche più l'intralcio degli autobus, quindi più invivibili.
6) Le stazioni occuperanno ancora più spazio per scale mobili, ascensori e scale.
7) Verranno abbattuti gli alberi secolari di Corso Galliera, Corso Galilei e forse di Piazzale Marassi.
8) E’ sovradimensionato perché potrebbe avere una capacità di più di 5.000 passeggeri l’ora che si somma a quella dell’autobus che arriva a 2.500. Però quest’ultimo ha già una capacità sufficiente in base ai calcoli del PUMS. Praticamente per riempire tram e Skymetro occorrerebbe che tutti coloro che si spostano da Prato al Centro posteggiassero l’auto e prendessero i mezzi. Beninteso: sarebbe splendido se così fosse, ed è strano che ci troviamo scettici, ma purtroppo questa sovracapacità è frutto di calcoli fantasiosi e non di pianificazione.
9) Skymetro e busvia si faranno concorrenza, col rischio di vedere per entrambi corse di frequenza ridotta (AMT tende a ridurre frequenze e capacità dei mezzi quando li vede non saturi).
10) In nessuna parte dell'occidente si ipotizzano queste soluzioni, ma si porta il tram in centro e si tolgono le auto. Il tram può convivere con le zone pedonali (es. Strasburgo) e le aree interessate aumentano di valore per case e negozi (vedi le nostre Via S. Vincenzo, Via S. Lorenzo).
Inoltre, rispetto allo Skytram originario, si aggiunge il problema del binario unico che sicuramente rende più rigido il sistema. Se non altro l’infrastruttura è meno impattante, fuori dalle stazioni.
Con i costi di filobus in VB (470 Milioni) più i costi di questo fake-metro (400 Milioni), si potrebbe costruire una rete completa di tram che cambierebbe volto alla città (lo dice anche AMT nel progetto filobus che il filobus non ha le capacità di recupero urbano del tram).

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Apprendiamo da dichiarazioni del Sindaco stesso che «Tutti volevano il tram e anche io lo volevo, ma a Genova non è così semplice. Si devono fare scavi nel sottosuolo fino a 70, 80 centimetri e vuol dire rifare i sottoservizi della Valbisagno, bloccando le strade per tre anni di lavoro. Non era la soluzione adatta» Il Sindaco - ci ricorda - voleva il tram. Era quanto aveva promesso in campagna elettorale, e forse ha preso un po’ di voti anche per queste sue promesse. Ma poi c’è stato il dietrofront. Abbiamo così sentito dirgli cose assolutamente non vere, tipo che il tram è obsoleto e che tutto il mondo lo sta abbandonando; ma, in verità, centinaia di città in tutto il mondo lo stanno usando (alcune magari dopo averlo abbandonato per poi ritornare sui loro passi) ed altre che non l’hanno abbandonato lo stanno potenziando. Abbiamo anche sentito cose stupefacenti dato che è arrivato a dire che il filobus era meglio del tram. Il filobus ha una sua dignità, sia chiaro, ma non ha e non può avere le stesse potenzialità, né in termini di capacità di trasporto, né di attrattiva per gli utenti né in termini di riqualificazione urbana (per cui può andare bene su linee secondarie, non di forza) salvo poi dire che sono ancor meglio i bus elettrici. E sono almeno tre anni che il Sindaco ci vende la narrazione che la mobilità della città (e con essa la sua attrattività e vivibilità) migliorerà grazie al suo mirabolante progetto degli assi di forza gestiti con filobus/bus a batteria. Il tutto condito con propositi “green”. Ora ci ritorna a dire che il tram era meglio? Ma, allora, il problema erano i “sottoservizi”? Che “Genova non è così semplice”? Rimaniamo basiti, il sindaco manager, quello del Ponte Morandi, che si “spaventa” per la gestione di un cantiere? E non si fa l’intervento che serve e che «tutti volevano» perché si ha paura di mettere le mani su quel disastro che sono i sottoservizi genovesi? Per cui ogni volta che c’è da riparare un tubo o un cavo si squarta un pezzo di città per mesi e mesi, e poi magari dopo un po’ lo stesso pezzo viene di nuovo squartato per mettere la fibra ottica e poi si ricopre con un brutto “tapullo” di asfalto o cemento che fa sembrare la città sempre più brutta e malcurata? Mettere mano (e ordine) ai sottoservizi è un investimento a lungo termine per la città, realizzando magari dei tunnel tecnologici che possano evitare il solito “taglia e cuci”. E’ un investimento anche economico, perché chi userà l’infrastruttura dovrà pagarne l’affitto al Comune. Dopodiché, per i cantieri del tram ci vogliono 3 anni? Bene, se un intervento serve alla città, lo si deve fare! I tempi ed i disagi dei cantieri sono giustificati dal valore dell’intervento e il sacrificio diventa un investimento. Ma i disagi conseguenti (che esistono) dipendono moltissimo da come i cantieri sono organizzati, non è perché a Genova «non è così semplice». Ad esempio, da quanto è che la città è impegnata per i lavori di copertura del Bisagno? Si temeva che rimanesse bloccata, cosa che non è successa. Appare infine quantomeno curioso che mentre si ha paura di scavare 80 cm sottoterra ci si appresta invece a scavare diversi metri per piantare dei piloni. Ne approfittiamo per ricordare al Sindaco che non c’è da far vedere nessun particolare «livello di tecnologia che abbiamo» in opere come lo skymetro. I consiglieri del Sindaco (se non hanno come riferimento Topolinia o Paperopoli) dovrebbero sapere che sono infrastrutture vecchie dal punto di vista ingegneristico di un secolo (a piantare piloni sono buoni tutti da tempo). Peraltro sono in declino proprio opere di questo tipo nei contesti urbani strutturati, ipotizzate al più in paesi in via di sviluppo. Dove è finita la “visione in grande” di cui il sindaco ci ha parlato sovente? È evaporata come l’acqua di una pozzanghera creatasi in qualche buca sull’asfalto malamente coperta dopo uno degli ennesimi interventi (che magari bloccano una via per mesi) di riparazione di una sottoutenza? Ma, a leggere bene, la reale motivazione viene detta, come in lapsus freudiano, quando il Sindaco afferma: “Passare in alto, con i piloni che non danno fastidio alla circolazione… questo è il motivo principale per cui abbiamo deciso di andare a 5 metri in altezza anziché restare sul terreno”. Perché, sul terreno, tutto deve rimanere immutato con il solito caos viabilistico e senza nessun miglioramento urbanistico. Per la città va fatta la scelta migliore, che è quella del tram, quella che può realmente migliorare e rendere più bella e sostenibile la città, non la scelta dettata dalla volontà di lasciare nei fatti tutto com’è.

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Si rimane storditi dal susseguirsi di annunci mirabolanti con cui quasi giornalmente ci inonda l’attuale pubblica amministrazione in merito a progetti e interventi più o meno finanziati più o meno realistici che dovrebbero rendere sempre di più “meravigliosa” Genova. Se analogo impegno fosse riservato alla cura ordinaria della città - che invece cade a pezzi - Genova sarebbe una bomboniera e non la città disastrata che purtroppo è. Fatta la tara (per quanto possibile) al continuo martellamento propagandistico, rimane il fatto, nudo e crudo, che arriveranno quasi 1 miliardo di euro per una serie di progetti che non solo non miglioreranno il trasporto pubblico, ma anzi lo devasteranno e renderanno la città un luogo ancora più degradato. Il progetto degli assi di forza porterà ad un taglio di 1 milione di km/anno, ad un peggioramento sia della qualità di viaggio dei genovesi - che si troveranno a dover viaggiare su mezzi sempre più pieni - sia ad un aumento dei tempi di percorrenza dovuto agli interscambi forzati e sbagliati. Basta vedere il disastro fatto a Nervi, trasportarlo su scala cittadina e si può avere un’idea di massima del danni che ne verranno, e di come il traffico, invece di diminuire, aumenterà ancora di più. Rispetto allo “skymetro” - su cui meno si sa perché se questa amministrazione è prodiga in propaganda invece non ci sente proprio sul versante della trasparenza - si può dire che avremo un nuovo mostro sopraelevato che massacrerà San Fruttuoso, Marassi e un pezzo significativo della Val Bisagno, senza portare alcun beneficio alla sua parte più periferica. Dal punto di vista della qualità del trasporto avremo un mezzo apparentemente più veloce, ma connotato da scarsa accessibilità e dal non essere integrato nella rete di trasporto. Alla fine, ben pochi vantaggi effettivi per l’utenza, in cambio di quartieri devastati da un infrastruttura su piloni in mezzo alle case, alberi di alto fusto tagliati (altro che le 10.000 piante promesse da Bucci!) e anche in questo caso, nessun intervento che possa convincere i genovesi a salire un po’ di meno su auto e scooter e un po’ di più sui mezzi pubblici. Quindi, traffico come e più di prima! Per quanto riguarda poi i prolungamenti della metropolitana è lo stesso Comune a dire che non porteranno ad un incremento di utenza. E intanto come altre amministrazioni del passato, si taglia il servizio, come accade dal 4 aprile, giusto per portarsi avanti con il lavoro. Prendiamo atto che da parte del Ministero si concedono finanziamenti nonostante gli stessi tecnici mettano in evidenza le gravissime criticità, come nel caso degli assi di forza, e che per quanto riguarda lo “skymetro”, basta cambiare il nome, presentarlo come un fantomatico prolungamento della metropolitana e a quanto pare i finanziamenti possono essere concessi senza troppi problemi. Arriva in definitiva quasi 1 miliardo di euro, noi diciamo che andrebbero spesi bene, e che spenderli per il progetto assi di forza e per lo “skymetro” significa spenderli malissimo. Con questo investimento si potrebbero fare oltre 30 km di tram in praticamente tutta la città, offrire in un tempo ragionevole un mezzo di trasporto comodo, rapido ma allo stesso tempo capillare, avviare un processo virtuoso di ritorno dei genovesi all’utilizzo del trasporto pubblico che a causa delle politiche scellerate attuali e del passato è sceso da un oltre 40% degli spostamenti ad un 30%, e ultimo ma non ultimo, avviare un grandioso programma di interventi di riqualificazione urbana, che da sempre la reintroduzione del tram porta con sé. Certo, non possiamo promettere che arriverebbero “turisti da tutta Europa” per vedere il tram di Genova (analogamente a quanto dichiarano sfiorando il ridicolo i messaggi pubblicitari dell’amministrazione Bucci rispetto allo "skymetro") perché “sfortunatamente” sono oramai centinaia le città nel mondo che hanno reintrodotto o stanno reintroducendo il tram proprio adesso, cambiando in meglio il volto alla città, ma sicuramente possiamo promettere che migliorerebbe radicalmente la città e la qualità della vita dei suoi cittadini. E questo, beninteso lo può fare anche questa amministrazione se riconfermata, e se il Sindaco si avvalesse di migliori consiglieri.

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Assurge sempre di più all’onore delle cronache la situazione di grave carenza idrica nel Ponente savonese, con numerose località afflitte dal problema (si pensi a Zuccarello in cui sono dovute intervenire le autobotti) e l'avanzamento del “cuneo salino” nell’albenganese. Ma il resto della Regione sta meglio? L’arrivo di precipitazioni potrà temporaneamente alleviare il problema della crisi idrica, ma ci si dimentica - in preda ad altre emergenze - che siamo di fronte ad un’emergenza climatica mondiale, cui dovrebbe corrispondere adeguata pianificazione del territorio.

La realizzazione del nefasto progetto di spostamento a monte della ferrovia causerà danni irreversibili alle falde acquifere, e questa cosa è scritta nero su bianco nella stessa documentazione di progetto, dando prescrizioni di dubbia efficacia. Paradossale: mentre si aggrava sempre di più una crisi ambientale, una parte della politica vorrebbe portare avanti un progetto che aggraverà la situazione: un futuro senz’acqua grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia!

E la perdita delle falde non potrà che comportare ricadute deleterie al comparto agricolo, il quale ha già espresso con chiarezza la sua contrarietà a questo progetto, rimarcando anche come il consumo di suolo - con ettari ed ettari di territorio persi - porterà danni per cento aziende, con conseguenze dal punto di vista occupazionale. Insomma, un futuro con ancora meno lavoro grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia.

Che poi questo progetto abbia conseguenze negative anche sulla mobilità sostenibile, sugli utenti e sull’accessibilità dei territori è una cosa talmente evidente che sorprende doverlo ricordare. Ci chiediamo come qualche isolato politico possa ancora sostenere che il servizio migliorerà, a fronte peraltro del disastro già fatto nell’imperiese e del dato che sono gli stessi comitati di pendolari a contestare il progetto. Per concludere, un futuro con ancora meno treni grazie al progetto di spostamento a monte della ferrovia!

È questo il futuro che la regione e i suoi cittadini meritano? Senz’acqua, senza lavoro e senza treni?

Molta parte della politica parla di necessità di revisione del progetto. Ma non basta. Il progetto di spostamento a monte è un progetto sbagliato nei suoi presupposti, e va accantonato. E l’ultima cosa di cui c’è bisogno è fare in fretta e portare avanti comunque un progetto sbagliato, cercando di correggere ciò che non è correggibile.

Altro che commissariamento. Quest’opera andrebbe “decommissariata” e riportata sui binari giusti di un progetto impostato su corretti criteri ambientali, economici e trasportistici.

Bisogna dire un no a questo progetto, ma per dire invece un si:

1) ad un raddoppio ben più economico e funzionale che parta da quel 1/3 della tratta tra Loano ed Albenga già a doppio binario, che va salvaguardato;

2) alla messa in campo di quegli interventi infrastrutturali e tecnologici puntuali, fattibili già subito, come il ripristino dei binari di incrocio, l’adozione di nuove tecnologie di segnalamento e sicurezza (in via di adozione in altre parti d’Italia) e la realizzazione di sottopassi e sovrappassi;

3) al miglioramento “domani” del servizio, cosa che la Regione ha già detto non essere un problema di “binario unico” ma solo di risorse economiche. Sia la Regione a recuperarle ricontrattando economicamente il contratto di servizio con Trenitalia.

Giovedì 31 marzo 2022

Per partecipare devi avere installato Skype di Microsoft.
Una volta aperto Skype devi fare click su "Partecipa" (in alto a sinistra oppure al centro), poi scegliere "Partecipa alla riunione" e poi incollare l'indirizzo https://join.skype.com/MHWnBM7Oyah8 che è stato indicato.

2 videoconferenze e dirette Facebook

Giovedì 17/3 ore 18:00

La rivoluzione del trasporto pubblico nel Ticino - un esempio virtuoso di pianificazione della mobilità (Selena Candia - Consigliera Regionale Lista Sansa)

Zurigo: la città del tram - quando la buona gestione della mobilità fa sviluppare in modo sostenibile un territorio (Vincenzo Cenzuales - Associazione MobìGe)

Mercoledì 23/3 ore 18:00

Lotta al cambiamento climatico - a Lucerna un esempio di strategia di adattamento e mitigazione (Carlo Pablo Severini - Famiglie senz'auto)

I quartieri senz'auto - andare a scuola ed abitare in maniera sostenibile e senza l'assillo del posto auto (Cristina Lodi - Consigliera Comunale PD)

Nota per la stampa

Da Lunedì 28 Febbraio 2022 si aggiunge un altro negativo tassello al già negativo intervento di riorganizzazione della mobilità e del trasporto pubblico a Nervi, intervento che non solo non ha tolto un metro al transito delle auto ma anzi ne ha accresciuto la presenza. Un intervento che non ha migliorato di una virgola la vivibilità del quartiere ma in compenso ha tagliato una linea fondamentale del tpl come il 15, con danno enorme per utenti, residenti e vitalità del quartiere e del suo tessuto economico.
Nell’assoluto navigare a vista dell’attuale Amministrazione Comunale, sembra che questo ulteriore raffazzonato tentativo di metter mano, derivi dalle proteste per l'affollamento di autobus al capolinea di Via del Commercio. Questo affollamento di mezzi è frutto della scelta sbagliata di eliminazione del capolinea storico del 15 di Viale Franchini e del taglio del servizio fatto passare per un miglioramento.
Avremo così che il 15 di giorno e il 607 di sera andranno a fare capolinea a Quinto, con un’interpretazione fantasiosa di quel che dovrebbe essere un capolinea: non più alla fine della linea ma lungo il suo percorso!
Per cui, chi sale a Nervi sul 15 (e di sera sul 607) - giusto per aumentare ancora i tempi di percorrenza penalizzati dal traffico sempre più intenso in questa città - si ritroverà a farsi la pausa del capolinea prima di proseguire verso il Centro, 10 o più minuti di pausa a Quinto, che serviranno immaginiamo a rimirare fermi dai finestrini (sempre che gli stessi non siano accecati da giganteschi adesivi) i giardini pubblici (dove, per altro, sono in corso dei lavori).
L’insensatezza di questo intervento e l’assoluta mancanza di rispetto non solo nei confronti dei cittadini genovesi che utilizzano il trasporto pubblico ma anche dei cittadini tutti (perché un intervento che danneggia la qualità e l’appetibilità del trasporto pubblico è un intervento che è contro tutti i cittadini e anche contro i lavoratori di AMT) parla da sola, e non ci sarebbe molto altro da aggiungere.
E non riusciamo a pensare che questo intervento derivi da mancanza di competenza.
Sarà forse frutto di approssimazione? di mancanza di sensibilità e rispetto nei confronti dei cittadini che utilizzano il trasporto pubblico? Qualcuno potrebbe anche ipotizzare trattarsi di un intervento “ad hoc” con l’inconfessato proposito di perdere utenza e poter quindi procedere ad ulteriori tagli del servizio. È - secondo noi - oramai improcrastinabile che “l’esperimento” di Nervi venga interrotto e si ritorni alla situazione precedente rispetto a viabilità e trasporto pubblico, a cominciare dal capolinea in Viale Franchini.
Ricordiamo che anche la stessa Azienda AMT vede un aggravio dei costi, almeno per il servizio serale, per la necessità di implementare le vetture in servizio.
E ricordiamo anche i nefandi esiti sulla circolazione sull’Aurelia, con le code che partono da Sori ed anche prima, tanto da aver scatenato le ire dei sindaci rivieraschi.
Nervi merita certamente un intervento di riqualificazione urbana che allontani la pressione del traffico.
Ma servono piani seri (che è difficile aspettarsi da questa Amministrazione) che siano realmente all’insegna di una mobilità sostenibile (ancor più difficile per questa Amministrazione).
Piani che abbiano nel trasporto pubblico un caposaldo e nella forte diminuzione della presenza di auto e scooter il tratto fondamentale, ad esempio riprendendo e sviluppando le proposte alternative fatte dalle associazioni ambientaliste all'epoca del Piano Winkler per Nervi.
È terrorizzante pensare che a fronte di questa palese non capacità e assenza di rispetto per le esigenze degli utenti del trasporto pubblico, sia in arrivo quasi un miliardo di euro dallo Stato (progetto dei 4 assi di forza, skymetro, impianto per gli Erzelli).
Se prendiamo il caso di Nervi come un assaggio è a mala pena immaginabile quali disastri potranno essere compiuti a fronte di tali risorse male impiegate.

Fai click qui per scaricare

Ecco il link per raggiungere la pagina del sito che descrive il contenuto del ricorso e i perché.

Questo è il link al filmato sulla pagina FB di Legambiente e questo è il link di youtube (per chi non è su FaceBook)