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10.000, 100.000, 1 milione di posti di lavoro con gronda e terzo valico: il partito unico delle grandi opere genovesi come al solito dà numeri “improbabili”

Se si mettessero in pila le pagine dei quotidiani in cui viene riportata la posizione delle cosiddette “forze politiche ed economiche” che continuano da decenni a martellare i cittadini genovesi sulla necessità inderogabile della realizzazione di gronda e terzo valico pena la morte della città si potrebbe costruire una torre che arriverebbe alla luna.

Se invece si cercassero le pagine in cui queste stesse forze parlano nel merito di queste opere (se servono e a cosa servono, dando riscontri oggettivi) ecco, che per incanto la torre si trasformerebbe in una striminzita cartellina con pochi fogli dentro, anzi, forse con nessun foglio dentro perché il partito unico della gronda (alta o bassa oppure alta e bassa) e del terzo valico non è in grado di dimostrare che queste opere servano.

Nel frattempo i numeri dei posti di lavoro diventano sempre più iperbolici. Tra un po’ verrà sostenuto che gronda e terzo valico daranno lavoro ad ogni singolo genovese.

E che invece né gronda né terzo valico servano lo dicono i numeri veri, non quelli ipotetici: Il traffico di attraversamento del nodo autostradale non arriva nemmeno al 20%, mentre oltre il 40% è interno. Quindi la gronda andrebbe a drenare una quota marginale del traffico, ed è evidente che nessuno degli altri (tantomeno i trasportatori) userebbe la gronda triplicando chilometri, tempi e costi; con i trasportatori che, con l’interdizione dei mezzi pesanti sulla A10, si riverserebbe sull’Aurelia.  

Sempre i numeri reali ci dicono che gli attuali valichi ferroviari sono in grado di sostenere un traffico di teu 10 volte quello attuale, e che il vero problema non era e non è mai stato il valico, ma ciò che c’è prima e dopo.

Prima del valico il problema è l’inadeguatezza delle infrastrutture ferroviarie in ambito portuale, dove è difficile formare adeguatamente i convogli. Inoltre, gli operatori portuali non hanno per lo più interesse a muovere le merci col treno.

E dopo il valico? una volta realizzato, i binari da 6 diventerebbero 2, quindi sarebbe come costruire un’autostrada a 6 corsie di cui 4 finiscono contro un muro.

Altrimenti già da tempo il porto di Genova avrebbe avuto un incremento della movimentazione via ferrovia, come in parte è successo alla Spezia, che pure ha a disposizione la sola linea pontremolese (ancora in parte a binario unico!).

A tutto ciò si aggiunge il fatto che il progetto del terzo valico non risolve neanche i problemi di eccessiva pendenza di cui vengono accusate le linee attuali e per questo non ritenute idonee dai paladini dell’opera.

La realtà vera è che al partito unico delle grandi opere genovesi non interessa che queste opere servano, ma solo che si facciano, costi quel che costi (con i nostri soldi, beninteso). Indipendentemente dal disastro ambientale che costituiscono e dagli altri effetti negativi che si portano dietro.

Al partito genovese delle grandi opere non interessa neanche se queste opere veramente “salvino” la città e non vi sia altro da fare: le uniche opere ammesse sono solo le grandi opere, le uniche che danno lavoro e salvano la città. Anzi, guai se venissero fatte altre opere utili per i cittadini: serve forse a qualcosa il tram in Val Bisagno? Migliorerebbe solo la qualità della vita di un’intera vallata riqualificandola ambientalmente e con investimenti contenuti...

WWF Genova Città Metropitana

Comitato SìTram Genova

Ass.ne Mobìlita Genova